MAGLIA TRA GENERAZIONI: IL FILO CHE UNISCE MADRI E FIGLIE
Perché il lavoro a maglia si tramanda di madre in figlia?
Il lavoro a maglia è molto più che una tecnica: è un linguaggio affettivo che attraversa le generazioni. Ogni punto realizzato insieme è un gesto d’amore, un’eredità emotiva che si trasmette di madre in figlia, o da cuore a cuore.
C’era una volta un gomitolo: la maglia come eredità
C’era una volta – e c’è ancora – un gomitolo di lana.
Ma non era solo un filo da lavorare: era un filo che univa. Un passaggio di mani e di memoria, da una nonna a una mamma, e poi a una bambina curiosa.
Il lavoro a maglia è questo: un’eredità affettiva.
Un linguaggio silenzioso fatto di gesti, pazienza, presenza.
Una tradizione antica quanto il mondo
La maglia tra generazioni ha radici antiche. Alcuni dei primi esempi di lavoro ai ferri risalgono all’Egitto tardo antico. Ma fu nel Medioevo che si diffuse in Europa, dentro le case delle donne, che lo tramandarono come sapere quotidiano.
Nei secoli, il knitting è diventato un patrimonio femminile, insegnato in famiglia, spesso ancora prima di leggere o scrivere.
🧶 Lo sapevi?
In molte culture, il knitting è considerato un’arte femminile tramandata oralmente, proprio come una fiaba.
Una tradizione antica quanto il mondo
Il lavoro a maglia, come lo conosciamo oggi, ha radici antichissime.
Risale all’Egitto tardo antico, si diffonde in Europa nel Medioevo e trova casa nelle famiglie europee.
All’epoca erano soprattutto gli uomini, nelle corporazioni artigiane, a lavorare a maglia. Ma sono madri e figlie a trasformare il lavoro ai ferri in un’abitudine quotidiana, utile per vestire la famiglia e condividere momenti di intimità.
Quando il lavoro a maglia unisce
In passato, le donne si riunivano nei salotti o nei cortili per lavorare insieme.

Ragazze che lavorano a maglia nel cortile di una scuola, 1920
Socialità, creatività e tradizione andavano di pari passo. Oggi quei momenti rivivono nei knit café, nei circoli di maglia, nei workshop.
Non conta l’età. Non conta il livello tecnico. Conta la voglia di condividere.
Apprendimento reciproco tra generazioni
❤️ “Mamma insegna alla figlia. Ma anche la figlia può insegnare alla nonna un nuovo pattern trovato online”
La trasmissione non è più lineare, ma circolare.
Cosa insegna davvero il lavoro a maglia?
Insegnare a lavorare a maglia non è solo un atto creativo. È educativo.
Ecco cosa trasmette:
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Concentrazione
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Pazienza
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Capacità di affrontare l’errore
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Valore del tempo lento
“Ogni volta che mio figlio sbaglia un punto, dice: ‘Va bene, mamma, rifacciamo.’ Io da adulta non sono così paziente!”
Le mani della nonna, le mani della mamma
In molte famiglie, il filo non si ferma mai; il filo attraversa tre generazioni. Le mani della nonna insegnano alla mamma, e lei alla figlia.
Le generazioni si completano a vicenda: chi insegna aggiunge esperienza, chi impara aggiunge creatività.
C’è qualcosa di magico in una sciarpa realizzata oggi con i ferri della nonna: un oggetto che custodisce memoria.
Storie vere dalla community Bettaknit
“Avevo sei anni. Il mio primo lavoro era un rettangolo stortissimo. Non vale nulla, ma è il mio tesoro più grande.”
— Laura, cliente Bettaknit
“Mia nonna mi ha lasciato un baule pieno di filati. Non ci sono ricette, ma conosco ogni matassa. È il suo modo di parlarmi ancora.”
— Elena, community Bettaknit
Quando la mamma diceva: “Ti insegno io”
Molte di noi ricordano la propria mamma con i ferri in mano.
Quel momento in cui ci ha detto: “Vieni, ti insegno io” non era solo insegnamento tecnico.
Era un gesto d’amore, un modo per dedicarci tempo, attenzione, cura.
Quando l’insegnante non è la mamma
Non tutte le storie iniziano con una madre che passa i ferri alla figlia. A volte, il filo non passa dalla madre, ma arriva da una zia, una vicina, una sconosciuta incontrata per caso tra gli scaffali di un mercatino di filati.
Eppure, anche in queste storie “fuori rotta”, c’è lo stesso calore, la stessa dolcezza di una trasmissione d’amore..
“Non ho mai conosciuto mia madre, e mia nonna non lavorava a maglia. Ma la mia vicina, la signora Maria, sì. Stava sempre sul balcone con i ferri. Un giorno mi ha detto: ‘Vieni qui che ti insegno.’ Mi ha insegnato molto più che dei punti.”
— Carla, cliente Bettaknit“Avevo tredici anni e un’adolescenza complicata. Un giorno, tornando da scuola, mi sono fermata in una piccola merceria sotto casa. La signora che la gestiva mi ha visto curiosare tra i gomitoli, e mi ha detto: ‘Vuoi provare? Ti faccio vedere io.’ Non mi sono più fermata.”
— Silvia, community Bettaknit“Il mio primo gomitolo me l’ha regalato il mio compagno. Non sapevo da dove iniziare, ma lui mi ha iscritto a un corso. Lì ho conosciuto Francesca, una signora in pensione che mi ha preso sotto la sua ala. Ora è come una seconda mamma per me.”
— Giulia, cliente Bettaknit
Non importa da dove parta il filo. Ciò che conta è il modo in cui viene accolto. Ogni progetto iniziato è un pezzo di una storia collettiva, fatta di affetto e di fili intrecciati.
Il lavoro a maglia come educazione sentimentale
C’è una tenerezza particolare nel modo in cui il lavoro a maglia viene insegnato. Non è mai solo “tecnico”. È pieno di incoraggiamenti: “Non fa niente se sbagli, disfiamo e rifacciamo insieme.” È un modo per insegnare la pazienza, la costanza, la bellezza delle cose fatte con lentezza.
Questo approccio si allinea perfettamente con la filosofia dello Slow Knitting: Creatività Lenta e Sostenibile, che valorizza ogni gesto e ogni punto come parte di un percorso consapevole e gratificante.
Slow knitting non è una moda: è un approccio.
Il lavoro a maglia insegna:
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A non avere fretta
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Ad accogliere l’errore
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A valorizzare ogni gesto
È un’educazione sentimentale: si disfa e si ricomincia, insieme.
Creatività che nasce dalla tradizione
Dopo aver imparato i punti base, ogni figlia può sperimentare.
La maglia si trasforma da rito a espressione personale: colori, pattern, filati diventano linguaggio creativo.
Ma quel primo punto insegnato dalla mamma… quello resta per sempre, come una radice.
Oltre gli stereotipi: la maglia è cultura, non nostalgia
Per molto tempo il lavoro a maglia è stato visto come “una cosa da nonne”. Ma la realtà è diversa:
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Durante la guerra, era un atto di resistenza: durante la Seconda guerra mondiale, migliaia di donne – e anche bambini – impararono a lavorare a maglia per contribuire allo sforzo bellico: producevano calze e berretti per i soldati al fronte. In quel periodo, lavorare a maglia era un gesto politico, di solidarietà e resistenza.
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Negli anni ‘50-‘60, divenne scelta consapevole: un modo per riaffermare un’identità familiare, femminile, creativa. Le madri continuavano a insegnarlo alle figlie, non più per necessità, ma per amore. E proprio in quegli anni sono nate anche nuove forme di trasmissione del sapere: corsi di gruppo, riviste, circoli nei quartieri.
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Oggi, è un gesto creativo, politico e identitario: Non conosce confini di genere, di età, di provenienza. E se c’è qualcosa che continua a tenerlo vivo è proprio questo suo modo silenzioso, ma potente, di passare da una generazione all’altra, rinnovandosi ogni volta.
Perché il knitting non è mai stato solo “un hobby da vecchie signore”, come qualcuno ancora ironizza. È cultura, è terapia, è relazione. È quel filo invisibile che resiste, tiene insieme, scalda.
Anche su TikTok, ogni punto racconta una storia antica.
Ragazzine lavorano a maglia sul portico, circa 1942
La tua storia di maglia
Noi di Bettaknit sappiamo che dietro ogni gomitolo c’è una storia. Una mamma che insegna. Una figlia che prova. Una nonna che guarda da lontano.
“Ogni punto fatto a mano è un ricordo che si può toccare.”
Raccontaci anche tu la tua esperienza
Hai imparato a lavorare a maglia da una figura speciale? Scrivici.
Siamo felici di raccontare la tua storia, e continuare a passare il filo, da madre a figlia, da cuore a cuore.